Nello
scenario del commercio internazionale dei beni che nel 2014 risulta in
contenuta crescita rispetto al 2013 (+0,6%), l’Italia registra una crescita del
valore in euro delle merci esportate (+2%) e una diminuzione delle importazioni
(-1,6%), determinando un ampliamento dell’avanzo commerciale.
L'Annuario
statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto
della collaborazione fra Istat e Ice indica come il miglioramento dell'attivo è
di 13,7 miliardi rispetto al 2013, con un livello del saldo pari a +42,9
miliardi, che è il più elevato del decennio 2005-2014.
Per
quanto riguarda i principali raggruppamenti di industrie, nel 2014 si registra
una riduzione del deficit nell’interscambio di prodotti energetici (-43,1
miliardi); rispetto al 2013 aumenta l’avanzo nell’interscambio di beni di
consumo durevoli (+1,9 miliardi) e di beni strumentali (+1,8 miliardi).
Tra
i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2014 le più
elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci, si segnalano: materiali da
costruzione in terracotta (21,5%); cuoio conciato e lavorato, articoli da
viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (14,1%);
pietre tagliate, modellate e finite (13,9%); prodotti da forno e farinacei
(13,4%); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (10,9%); cisterne,
serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (10,2%).
Circa
la struttura e performance economica delle imprese esportatrici emerge che nel
2013 erano attive 191.262 imprese esportatrici: nel 45,5% dei casi si tratta di
imprese manifatturiere (con un peso dell’84,3% sul valore complessivo delle
esportazioni delle imprese industriali e dei servizi), nel 40,1% sono imprese
commerciali e nel 14,4% sono imprese che operano in altri settori.
In un
precedente report della Sace, erano stati individuati i 39 mercati mondiali più
promettenti per le nostre aziende. Tra questi Best 39, Algeria, Qatar
─ dove la quota di export delle aziende italiane è del 5,7%, quasi il doppio di
quella delle imprese francesi, molto vicina a quella dei tedeschi ─ Turchia, Egitto,
nel quale le potenzialità sono molte, considerando la partenza di diversi
progetti, soprattutto infrastrutturali.
Il
mercato in cui la quota delle imprese italiane è decisamente da migliorare è
invece quello cinese: abbiamo solo lo 0,9% del mercato, là dove la Germania ha il
4,8% e la Francia l’1,2%; discorso analogo, dati alla mano, per Stati Uniti, Regno
Unito e Arabia Saudita.